BIO
DANIELE BIACCHESSI
BIOGRAFIA
Daniele Biacchessi, nato il 28 novembre 1957, a Milano.
E’ giornalista, scrittore, autore di teatro e cinema.
E’ direttore editoriale di Giornale Radio, direttore della webradio musicale Radio On, Presidente dell’Associazione Arci Ponti di memoria e responsabile della collana editoriale Contastorie di Jaca Book.
Dal 1975 al 1988 lavora come giornalista e inviato per numerose testate: Radio Lombardia, Radio Occhio, Radio Regione, Telemilanodue, Rete A, Antennatre. Nella sua lunga carriera collabora inoltre con RAI, Radio Popolare, Mucchio Selvaggio, il quotidiano l’Unità, i settimanali Avvenimenti e L’Europeo. Dal 1988 al 1999, è fondatore, direttore della sede milanese, conduttore, inviato e cronista parlamentare di Italia Radio. Dal 1999 al 2018, diviene caporedattore per Radio24-Il Sole 24 Ore, poi collaboratore fisso dal 2018 al 2020.
È autore di quarantuno libri, pubblicati dai più importanti editori italiani, oltre a prefazioni, interventi su altri volumi saggistici, narrativi e storici. Daniele Biacchessi scrive libri d’inchiesta sul terrorismo (gli omicidi di Walter Tobagi, Luigi Calabresi, Fausto e Iaio, Roberto Franceschi, Massimo D’Antona, Marco Biagi, stragi di Bologna, Piazza Fontana, Ustica, Piazza della Loggia di Brescia, treni Italicus e Rapido 904). In particolare è il primo giornalista a svelare i retroscena sulla fuoriuscita di diossina dalla ICMESA di Seveso il 10 luglio 1976 e sull’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, il 18 marzo 1978. Biacchessi ricostruisce in un libro il caso di malagiustizia di cui fu vittima Enzo Tortora. Nel libro “Passione reporter”, Biacchessi riunisce per la prima volta le storie di Ilaria Alpi, Raffaele Ciriello, Maria Grazia Cutuli, Antonio Russo, Enzo Baldoni, Raffaele Ciriello. Negli ultimi anni raccoglie in alcuni volumi le storie dei combattenti della lotta di
Liberazione e della Resistenza italiana. Dal 2003 trasferisce gran parte del suo lavoro giornalistico nel teatro civile. Come autore, regista e interprete di teatro di narrazione narra il disastro di Seveso nello spettacolo “La fabbrica dei profumi”, le stragi nazifasciste di Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto del 1944, lo scandalo dei fascicoli nascosti nel cosiddetto “armadio della vergogna”, le stragi della strategia della tensione nello spettacolo Il paese della vergogna, le storie dei giornalisti italiani uccisi in zone di conflitto “Passione reporter”. Daniele Biacchessi racconta nei suoi spettacoli l’impegno antimafia di Peppino Impastato, Giorgio Ambrosoli, Libero Grassi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, il dramma delle
morti sul lavoro in “Il lavoro rende liberi”, le battaglie per l’acqua pubblica con “Aquae Mundi” contro gli abusi ambientali, gli squilibri tra Nord e Sud del mondo, la Resistenza, il dramma dei 30.000 desaparecidos argentini, il sogno del grande poeta e musicista americano Woody Guthrie, le storie partigiane della Resistenza, le nuove povertà..Dal vivo collabora stabilmente con i musicisti Gaetano Liguori, Gang, Massimo Priviero, della scena jazz, rock, blues e canzone d’autore italiana.
E’ produttore, autore e regista di nove tra film e docufilm, tutti realizzati in forma indipendente e in crowdfunding, di cui l’ultimo, “Le mani in pasta. Le esperienze sui terreni confiscati alle mafie”, sostenuto da Coop e dal Consorzio Libera Terra Mediterraneo.
Nel 2004 e 2005 gli viene assegnato il “Premio Cronista” per un’inchiesta sul terrorismo islamico in Italia e una ricostruzione dell’omicidio dell’editorialista del “Corriere della Sera” Walter Tobagi. Nel 2009 riceve il premio dedicato al fotografo freelance ucciso in Medio Oriente Raffaele Ciriello. Nel 2011 vince il Premio Speciale UNESCO per lo spettacolo teatrale “Aquae Mundi” con il jazzista Gaetano Liguori. Nel 2016 gli viene assegnato il premio “Macchina da scrivere” per il libro “Storie di rock italiano” edito da Jaca Book. Finalista con il libro “L’Italia liberata, storie partigiane” del Premio Fiuggi Storia 2019. Best Production per il film “L’altra America di Woody Guthrie” al Caorle Film Festival 2019. Best Animation per il film “L’Italia liberata” al Prototop Festival 2020. Nel 2021, riceve il prestigioso Premio letterario Amerigo per il libro “Il sogno e la ragione. Da Harlem a Black Lives Matter” e il Premio del Lunigiana Cinema Festival per l’omonimo film. Nel 2022 riceve il “Premio Franco Enriquez” per il teatro civile.
RADIO E TV
“La dolce Bretagna” (Radio Lombardia 1977 – 1980, Radio Regione 1980-1982)
“Il canto di Albione” (Radio Popolare 1979 – 1984)
“Il giornale di Radio Regione” (Radio Regione 1980 – 1985)
“Sold Out” (Radio Regione 1980-1985)
“Match” (Radio Regione 1983-1985)
“Il giornale di TeleMilano2” (TeleMilano2 1980 – 1988)
“Noi in Lombardia” (RadioRai, 1979-1984)
“Blue Note” (RadioRai, 1988-1992)
“Il giornale di Rete A” (Rete A 1986 – 1988)
“Consumando” (Italia Radio, 1988-1996)
“Effetto notte” (Italia Radio, 1996-1998)
“Cronache italiane” (Italia Radio, 1997-1999)
“Il giornale di Italia Radio” (Italia Radio, 1988-1999)
“Giallo e Nero” (Radio 24, 2003-2007)
“Storia” (Radio24, 2006-2007)
“Trent’anni fa. Oggi, Aldo Moro” (Radio24, 2008)
“Extralarge'” (Radio24, 2008)
“Italia in controluce'” (Radio 24, 2010 – 2013)
” Effetto giorno” (Radio 24, Le analisi, 2013- 2019)
“Il giornale di Radio 24” (Radio 24, 1999 – 2020)
“Un luogo, una storia” (Radio 24, 2020)
“Punto di fuga” (Radio Francigena, 2021)
“Il corsivo” (Giornale Radio, 2021-2023)
“Il Timone” (Giornale Radio, 2021-2023)
“Il lato oscuro della verità” (Giornale Radio 2023)
“Gli occhi della Storia” (Giornale Radio, 2021-2022)
LIBRI
Il folk anglo-celtico. Gammalibri, 1979.
La fabbrica dei profumi. La verità su Seveso, ICMESA, diossina. Baldini&Castoldi, 1995. ISBN 978-88-85987-50-0.
Fausto e Iaio. Baldini&Castoldi, 1996. ISBN 88-8089-094-8.
Il caso Sofri. Cronaca di un’inchiesta. Editori Riuniti, 1998. ISBN 88-359-4445-7.
L’ambiente negato. Viaggio nell’Italia dei dissesti. Editori Riuniti, 1999. ISBN 978-88-359-4637-3.
10,25, cronaca di una strage. Vite e verità spezzate dalla bomba alla stazione di Bologna. Gamberetti, 2000. ISBN 978-88-7990-022-5.
Il delitto D’Antona. Indagine sulle nuove Brigate Rosse. Mursia, 2001. ISBN 978-88-425-2879-1.
Un attimo…vent’anni. Storia dell’Associazione tra i familiari delle vittime alla stazione di Bologna. Pendragon, 2001. ISBN 978-88-8342-078-8.
Ombre nere. Il terrorismo di destra da Piazza Fontana alla bomba al “Manifesto”. Mursia, 2002. ISBN 978-88-425-3000-8.
Punto Condor. Ustica: il processo con Fabrizio Colarieti. Pendragon, 2002. ISBN 978-88-8342-134-1.
Il libro bianco su Genova. Genoa Social Forum, 2002. Capitolo “Ombre nere su Genova”.
L’ultima bicicletta, il delitto Biagi. Mursia, 2003. ISBN 978-88-425-3107-4.
Cile. 11 settembre 1973 con Stefano Paiusco e Raja Marazzini Franco Angeli, 2003. ISBN 978-88-464-4861-3.
Vie di fuga. Storie di clandestini e latitanti. Mursia, 2004. ISBN 978-88-425-3266-8.
Roberto Franceschi: processo di polizia. Baldini Castoldi Dalai, 2004.
Walter Tobagi. Morte di un giornalista. Baldini Castoldi Dalai, 2005. ISBN 978-88-8490-737-0.
Una stella a cinque punte. Le inchieste D’Antona e Biagi e le nuove BR. Baldini Castoldi Dalai, 2007. ISBN 978-88-8490-948-0.
Il paese della vergogna. Chiare Lettere, 2007. raccolta di testi di teatro civile. ISBN 978-88-6190-006-6.
Fausto e Iaio. Trent’anni dopo. Costa e Nolan, 2008. Capitolo “I fatti”.
Passione Reporter. Chiarelettere, 2009. Le storie di Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Raffaele Ciriello, Maria Grazia Cutuli, Antonio Russo, Enzo Baldoni.
Attentato imminente. Stampa Alternativa, 2009. Prefazione del libro di Simona Mammano e Antonella Beccaria.
Per non dimenticare, il teatro civile di Daniele Biacchessi. Associazione Lalokomotiva, 2010.
Maledetta fabbrica. Stampa Alternativa, 2010. Capitolo Il lavoro rende liberi” .
Frontiere di teatro civile di Letizia Bernazza Capitolo su Daniele Biacchessi, Editoria e spettacolo, 2010.
Teatro civile, nei luoghi dell’inchiesta e della narrazione. Verdenero inchieste, 2010.
Orazione civile per la Resistenza. Promomusic, 2012.
Enzo Tortora, dalla luce del successo al buio del labirinto. Aliberti, 2013.
I narratori della memoria Capitolo “Il sogno italiano”. Vololibero, 2013
Giovanni e Nori, una storia di amore e di Resistenza, Laterza, 2014
I carnefici, Sperling&Kupfer, 2015
Fausto e Iaio, la speranza muore a 18 anni, Baldini Castoldi, 2015, (seconda edizione aggiornata)
Storie di rock italiano, dal boom economico alla crisi finanziaria, Jacabook, 2016
Una generazione scomparsa. I mondiali di Argentina del 1978 Jaca Book, 2017
L’altra America di Woody Guthrie Jaca Book 2018
L’Italia liberata, storie partigiane Jaca Book 2019
Radio On, i ragazzi che fecero l’impresa delle radio libere Jaca Book 2019
Un attimo quarant’anni, vite e storie della strage alla stazione di Bologna Jaca Book 2020
Il sogno e la ragione. Da Harlem a Black Lives Matter Jaca Book 2021
I nuovi poveri. Inchiesta sulle disuguaglianze, conversioni ecologiche, mondi possibili Jaca Book 2022
Stragi d’Italia. Ombre nere: 1969-1980 Jaca Book 2023
Eccidi nazifascisti. L’armadio della vergogna Jaca Book 2023
CD
Il paese della vergogna. L’atlantide, 2009. Doppio cd con Marino e Sandro Severini dei Gang.
Dal profondo. L’atlantide, 2010. Artisti vari, cd in beneficenza Associazione Lalokomotiva.
Gang e i suoi fratelli Daniele Biacchessi & Gang “Io so”, Latlantide, 2011.
Storie dell’altra italia. Latlantide, 2012. Doppio cd con Gang e Massimo Priviero.
Nebbia bassa, 2012. Daniele Biacchessi “Vite sospese” nel cd del gruppo rock FEV.
Giovanni e Nori, 2014, Daniele Biacchessi, Gang, Gaetano Liguori , mix Jono Manson
17 fiori rossi+1 2023 Daniele Biacchessi, Gang, Renato Franchi, Yo yo Mundi e altri
TEATRO
“Farenait” (2002) Con Stefano Paiusco e Raja Marazzini
“Perché Fausto e Iaio” (2003) Con Stefano Paiusco e Raja Marazzini
“Cile 11 settembre 1973, para no olvidar” (2003) Con Stefano Paiusco e Raja Marazzini
“La historia y la memoria” (2004) in solista
“La storia e la memoria” (2004)con Michele Fusiello
“Fausto e Iaio” (2005)con Michele Fusiello
“La fabbrica dei profumi” (2006) con Michele Fusiello
“Quel giorno a Cinisi. Storia di Peppino Impastato” (2006)con Gaetano Liguori
“Processo di polizia” (2006)con Gaetano Liguori e Marco Pagani
“Luigi Tenco, morte di un cantautore” (2007)in solista
“Storie d’Italia” (2007)con Michele Fusiello
“I ventitré giorni della città di Alba” (2007) con Gaetano Liguori e Michele Fusiello
“Il sogno e la ragione” (2007)con Gaetano Liguori e Michele Fusiello
“Il paese della vergogna” (2007)con Gang
“Punto zero, frammenti di underground americano” (2008)con Michele Fusiello
“Passione reporter” (2009)con Gang
“L’ultima bicicletta. Storia di Marco Biagi” (2009)in solista
“Piazza Fontana, il giorno dell’innocenza perduta”(2009) con Michele Fusiello
“Il lavoro rende liberi” (2010) con Andrea Sigona
“Storie di eroi borghesi. Giorgio Ambrosoli, Walter Tobagi, Marco Biagi” (2010)
“A cento passi contro la mafia” (2010)con Gaetano Liguori e Tiziana Di Masi
“Teatro civile” (2010) in solista
“Storie dall’Altra Italia” (2011)con Gang e Massimo Priviero
“Aquae Mundi, l’acqua è un bene comune” (2011)con Gaetano Liguori
“Le crepe della memoria. Il terremoto dell’Aquila” (2011)in solista
“Ustica Punto Condor” (2011)con Michele Fusiello
“Orazione civile per la Resistenza” (2011) in solista e con Gang – Michele Fusiello
“Il sogno italiano” (2013) con Massimo Priviero – Tiziana Di Masi – Gaetano Liguori – Michele Fusiello
“Giovanni e Nori” (2014) con Gang, Gaetano Liguori e Giulio Peranzoni
“1914-1918, la guerra degli ultimi. Diario di un alpino” (2014) con Massimo Priviero
“Coluche&Renaud” (2015) con Giangilberto Monti
“I carnefici” (2015) con Gaetano Liguori e Giulio Peranzoni
“La salmodia della speranza” (2016) di Padre David Maria Turoldo con Gaetano Liguori
Radio 77, Calibro 77 (2018) con Gang
L’altra America di Woody Guthrie (2018) con Massimo Priviero, Paolo e Roberto Monesi, e in versione solista
L’Italia liberata, storie partigiane (2019) con Gang e in versione solista
I nuovi poveri (2022) con Massimo Priviero
Il lavoro: la conquista della dignità (2022) con i Gang
Orazione civile per la Resistenza. L’armadio della vergogna (2023) in versione solista
FILM
“Il filo della memoria” (2001)
“Spiriti Liberi. 1941-1945 ribelli a Verona ” (2004) regia di Stefano Paiusco con Vittore Bocchetta e Daniele Biacchessi
“Sui sentieri del partigiano Johnny” (2014) regia di Antonio Phalovich, Daniele Biacchessi (voce narrante) dall’omonimo libro di Beppe Fenoglio
“Giovanni e Nori” (2015) regia di Saverio Femia e Stefano Bisulli, con Daniele Biacchessi, Gang, Gaetano Liguori, Giulio Peranzoni, Tiziana Pesce (in crowdfunding)
” I carnefici” (2015) di Daniele Biacchessi e Giulio Peranzoni (in crowdfunding)
” Il sogno di Fausto e Iaio” (2016) di Daniele Biacchessi e Giulio Peranzoni (in crowdfunding)
“Una generazione scomparsa. I mondiali in Argentina del 1978” (2017) di Daniele Biacchessi e Giulio Peranzoni (in crowdfunding)
“L’altra America di Woody Guthrie” (2018) di Daniele Biacchessi e Giulio Peranzoni (in crowdfunding)
“L’Italia liberata, storie partigiane” (2020) di Daniele Biacchessi e Giulio Peranzoni (in crowdfunding)
“Il sogno e la ragione” (2021) di Daniele Biacchessi e Giulio Peranzoni (in crowdfunding)
“Le mani in pasta. Le esperienze sui terreni confiscati alle mafie” (2022) di Daniele Biacchessi, con le illustrazioni di Giulio Peranzoni tratto dal libro di Carlo Barbieri (in crowdfunding)
“Stragi d’Italia. Ombre nere: 1969-1980” (2023) di Daniele Biacchessi, con le illustrazioni di Giulio Peranzoni (in crowdfunding)
RASSEGNA STAMPA
“La storia italiana più recente è ricca di segreti. E di armadi della vergogna. Uno di questi ha a che vedere con una ferita insanabile: le stragi nazifasciste compiute tra il 1943 e il ’45, spesso contro civili inermi. Parte di quella storia è rimasta sepolta dal 1960 al 1994. È allora infatti che vengono ritrovati in un armadio di Palazzo Cesi-Gaddi, a Roma, 695 fascicoli che contengono denunce e rapporti relativi a crimini di guerra commessi da militari tedeschi o italiani in quel periodo. Il primo a parlarne è stato Franco Giustolisi ne L’armadio della vergogna (Nutrimenti); a seguire la sua scia, Daniele Biacchessi, che nel suo Eccidi nazifascisti. L’armadio della vergogna (Jaca Book) quei fascicoli li ha riaperti confrontandoli con le carte di vecchi e nuovi processi. Ne vien fuori, anche grazie ad alcune preziose testimonianze, un mosaico di verità sacrificate sull’altare della ragion di Stato”. Giuseppe Di Matteo, Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno
“Eccidi nazifascisti. L’armadio della vergogna si inserisce a pieno titolo nel campo dei memory studies odierni. L’espressione “memoria storica”, seppur assai corrente nel lessico comune, ha un significato o statuto incerto. Infatti, lega due termini che sono in tensione fra di loro: la storia, in quanto oggetto della storiografia, punta o tende – osserva lo storico Paolo Jedlowski – all’accertamento di una verità che, almeno idealmente, mira all’oggettività, basandosi sull’utilizzo rigoroso delle fonti, formulazione di ipotesi e controllo ricorrente della loro plausibilità da parte di una comunità scientifica; la memoria, al contrario, è spesso soggettiva, risponde frequentemente a esigenze prevalentemente identitarie ed è mutevole sotto la spinta di interessi contrastanti: serve la vita in modo immediato, spesso incurante delle deformazioni cui sottopone il passato. Un testo prezioso, quello di Biacchessi, per non dimenticare le centinaia di eccidi nazifascisti contro civili italiani inermi, per difenderle «da operazioni di revisionismo, o peggio ancora di vero e proprio “rovescismo”, in cui le vittime diventano carnefici e gli assassini si trasformano in martiri». Un libro che non avrebbe visto la luce senza l’impegno di Franco Giustolisi che – attraverso un giornalismo che si dovrebbe definire “militante” – condusse ostinatamente una ricerca su una stagione drammatica e dimenticata della storia italiana, quella delle stragi nazifasciste del 1943-45, raccogliendo vecchie carte e testimonianze, arricchendole con nuove indagini”. Antonio Salvati, Mentinfuga- Globalist.
“L’Italia è ancora uno Stato a sovranità limitata» dice l’autore di “Eccidi neonazisti”. La copertura dei responsabili delle stragi nazifasciste è continuata ben oltre la fine della dittatura. Acuto osservatore della realtà ma anche studioso di storia, il direttore del Giornale Radio Daniele Biacchessi con il suo nuovo libro riapre l’armadio della vergogna rimasto per anni con le ante rivolte verso il muro con dentro documenti “archiviati provvisoriamente” sulle violenze da parte dei nazifascisti. Il frutto della nuova ricerca del giornalista e scrittore è Eccidi nazifascisti, da poco uscito per Jaca Book. In questo momento di “revisionismo” storico, Biacchessi riparte dal giornalista Franco Giustolisi, che sull’Espresso nel 1996, fece esplodere, nella coscienza dei lettori, la scoperta di quell’armadio dove furono depositati fascicoli regolarmente protocollati e altra documentazione che riguardava le stragi nazifasciste in Italia, nel 1943-1945. ” Sonia Marzetti, Left.
“I massacri di Hamas nei kibbutz israeliani e quelli fatti dai russi a Bucha o a Izyum ci hanno costretto a riscoprire l’uso di un’espressione che sembrava tramontata dopo Srebrenica: “Atto di genocidio”, cioè un insieme di crimini contro i civili, dallo stupro alle esecuzioni sommarie, che preludono all’annientamento di intere collettività. Un libro, appena pubblicato da Jaca book, Eccidi nazifascisti, i fascicoli dell’armadio della vergogna, di Daniele Biacchessi, rievoca un periodo della nostra storia in cui la mappa del paese venne punteggiata da centinaia di stragi che, in quanto ad efferatezza, prefigurarono l’orrore degli ultimi conflitti. Un esempio di quanto avveniva è la strage di Vinca (Fivizzano) dove vennero uccise 178 persone nell’agosto del ’44. “Il terrore comincia all’alba – racconta Biacchessi – gli uomini della Brigata Nera, i cosiddetti “Mai Morti”, chiudono ogni possibile via di fuga agli abitanti di Vinca e insieme alla truppa tedesca devastano e incendiano le case. Gli effetti sono micidiali. Ercolina Papa viene impalata, nuda; Alferina Marchi, incinta di sei mesi, sventrata; la bimba Nunziatina Battaglia viene lanciata in aria dai nazifascisti e colpita come si fa nel tiro al piattello; due anziani, Paris Matei e Silvio Boni, vengono bruciati dentro le loro abitazioni date alle fiamme…. Tutto ciò mentre un soldato suona tranquillo il suo organetto e gli altri camerati cantano a squarciagola Lili Marlene”. Mimmo Lombezzi, Il Fatto Quotidiano.
” Non sente gli anni Stragi d’Italia. Ombre nere 1969-1980, pubblicato dalla casa editrice Jaca Book; sia per gli apporti di testimonianze inedite, sia perché il suo autore, Daniele Biacchessi, si conferma uno scrittore dallo stile accattivante senza essere mai superficiale, un giornalista che ha scelto di continuare a raccontare senza remore o paura della verità, che riesce a restituire in maniera chiara ricerche approfondite, senza banalizzarle o dare facili giudizi, e soprattutto senza spettacolarizzazioni, ma con una assunzione di responsabilità in un profondo impegno civile dove l’indignazione per quello che è avvenuto vibra e fa vibrare anche il lettore. Quelle che l’autore raccoglie in questo testo sono vicende dolorose già più o meno note che dovrebbero far parte del nostro patrimonio culturale, argine e antitodo a derive reazionarie. Così non è. Per questo è un libro particolarmente importante, perché l’autore inanella i fatti mostrandoli nella loro essenza. Con la sua capacità di narratore tesse parole mostrando le trame ordite in una stagione terribile di sangue e violenza vissuta dal nostro paese senza che si sia mai compiuta una reale elaborazione di quel periodo e lo fa con una profonda onestà intellettuale, astenendosi dalla forzatura di piegarle a scoop sensazionalistici millantando sconvolgenti rivelazioni.” Claudia Pinelli, Limina Rivista.
“Esistono pagine nei manuali di storia che appaiono misteriosamente strappate. Come tasselli mancanti in un affresco più ampio, intere vicende del Novecento ci interrogano senza voce, in attesa di ritrovare una verità storica che, ieri come oggi, è fondamento democratico e civile., Affondando le mani nei decenni passati, il volume «Stragi d’Italia., Ombre nere 1969-1980» del giornalista Daniele Biacchessi (Jaca Book) descrive una pagina oscura della storia italiana, affrontando le ombre che da Piazza Fontana arrivano alla P2, passando anche per la sanguinosa strage di Piazza della Loggia di Brescia del 28 maggio 1974., Un’indagine che dedica uno spazio importante alle parole dei testimoni, dalle sorelle Pinelli al giudice Salvini, per fare luce sulle ambiguità dello Stato, tra servizi segreti, potenze straniere, estremismi e silenzi istituzionali, terminati con molte assoluzioni e alcune, clamorose, condanne.” Stefano Malosso, Brescia Oggi.
Perché tornare oggi su questi fatti? Perché oggi – spiega l’autore – «ci sono sentenze e verità che prima non avevamo, molte risposte sono arrivate dai processi. Parte delle ombre, seppure ancora in misura limitata, sono state schiarite, hanno un nome, una provenienza. Esistono documenti che in maniera inconfutabile mostrano il ruolo svolto nella strategia della tensione dallo Stato, dalla massoneria, da gruppi eversivi di destra e da molti esponenti del Msi. La politica deve avere il coraggio di guardare al futuro e di cancellare le ombre che si allungano sulla storia del Paese. E in occasione degli anniversari delle stragi occuparsi della verità, non delle polemiche ideologiche cercando una riappacificazione che non sta in piedi». Pertanto, l’autore ha voluto «mettere in ordine lo stato delle inchieste, dei processi, il senso dei fatti». Antonio Salvati, Globalist.
Lei incontra spesso gli studenti e parla di questo periodo storico. Perché lo fa? “È bellissimo dare alle nuove generazioni, che sono curiose, gli strumenti per conoscere la storia, priva di ideologie, e per saperla interpretare. Ogni volta sono travolto dalle domande, perché cerco di far parlare le storie personali e di far scattare l’empatia, di trasmettere che tra le vittime delle stragi i più erano persone comuni, ad esempio quel turista giapponese che sul treno per Bologna quel giorno voleva solo andare al mare. Racconterò di questo periodo anche in un film che si sta autofinanziando attraverso un crowdfunding, intorno si è creato un forte movimento di partecipazione e un interesse da parte dei giovani di dare dignità a un dolore impressionante a cui ogni politica, di ogni colore, non ha mai dato ascolto: quello di migliaia e migliaia di morti e feriti che nella casualità hanno vissuto un dramma nazionale”. Laura Mosca, Il Giorno.
Una lettura urgente, estremamente attuale per il suo portato etico, che ci riporta ad una responsabilità condivisa nei confronti delle vittime, dei “sopravvissuti” a loro vicini, degli instancabili cercatori di verità, affinché la memoria non si spenga e non venga meno il desiderio di conoscere cosa davvero è successo in quegli anni bui per la nostra democrazia. Caterina Bonetti, Gli Stati generali.
Il libro va letto perché la memoria, come dicevamo, va coltivata, difesa, arricchita. E Biacchessi si è assunto con grande impegno e caparbietà questo compito. Sento, infine, un senso di condivisione con l’autore – forse anche per la vicinanza anagrafica – nel raccomandare la lettura di questo libro alle giovani generazioni private (o quasi) nei loro testi scolastici di tanti periodi ed eventi della nostra Storia contemporanea. Stefano Ferrarese, Mentinfuga.
“Nell’America di Trump, una figura come quella di Woody Guthrie sarebbe augurabile anche solo come contrappeso del quotidiano. a suggerirlo con un lavoro tutt’altro che nostalgico, anzi acceso e vivo di una forte coscienza civile l’istruttivo ultimo libro di Daniele Biacchessi.” Enzo Gentile, Sole 24 ore Domenicale.
“Veloce, essenziale, diviso in un lungo capitolo biografico e critico, seguito da rapidi affondi sui diversi aspetti della vita e dell’opera del grande folk singer, il libro di Biacchessi e un modello di sintesi esaustiva.” Andrea Colombo, Alias, Il Manifesto
“Il libro è “Una generazione scomparsa” (ed. Jaca Book). Sottotitolo: “I mondiali in Argentina del 1978″. L’ha scritto Daniele Biacchessi, giornalista di Radio24. Molto documentato, racconta gli orrori della giunta militare, i desaparecidos, la non casuale presenza di Licio Gelli in tribuna d’onore il giorno della finale, la frase di Menotti ai giocatori prima di incontrare l’Olanda: «Non vinciamo per quei figli di puttana, vinciamo per alleviare il dolore del nostro popolo». Storie terribili, per non dimenticare.” Gianni Mura, La Repubblica
“Il libro di Daniele Biacchessi Una generazione scomparsa, ha come fulcro i mondiali in Argentina del 1978. In tribuna d’onore per assistere alla finale Argentina-Olanda ci sono tutti i membri della Junta militare al potere dal 24 marzo del 1976. Accanto a loro, fuori dai riflettori, c’è il Venerabile della loggia massonica P2 Licio Gelli, imprenditore e amico personale dei militari.
A poche centinaia di metri dallo stadio di Buenos Aires, è attivo uno dei centri clandestini di tortura, l’Esma, da cui partono i voli della morte. La vittoria per 3 a O della squadra argentina sembra il simbolo della potenza della dittatura. Ma, intanto, è già cominciata la marcia delle Madres de Plaza de Mayo: le donne con il fazzoletto bianco in testa, che riescono a denunciare al mondo la situazione attraverso la televisione olandese. Il volume, a carattere compilativo e articolato in 16 “atti” più uno finale, ricapitola le principali tappe della loro battaglia in un’Argentina trasformata «in un immenso campo di concentramento, non visibile, coperto da occhi indiscreti». Ricorda i delitti del Plan Condor, i paesi coinvolti nel piano criminale a guida Cia per eliminare gli oppositori alle dittature sudamericane di quel periodo. In Argentina, il velo si comincerà a squarciare davvero solo durante i governi kirchneristi, con l’abolizione delle leggi che proteggevano l’impunità, i processi politici e il ritrovamento di molti bambini rubati dai repressori e dati a famiglie compiacenti perché crescessero secondo i codici dei torturatori.
Il capitolo conclusivo parla del processo Esma e di quello al Plan Condor, che si sono svolti a Roma per condannare l’uccisione o la scomparsa di cittadini di origine italiana. L’autore chiede allo scrittore cileno Luis Sepulveda – che per pochi mesi ha fatto parte del Gap, il gruppo scelto per difendere il presidente Salvador Allende – come racconterebbe a un giovane quell’esperienza. «Quei giorni, quegli anni – risponde Sepulveda – li ricordo come intensamente felici. Perché essere di posti a dare tutto per una giusta causa, anche se sei molto giovane, è qualcosa che ti offre la migliore ragione per vivere». Geraldina Colotti, Le Monde Diplomatique
“Quella notte del 25 giugno 1978, all’Estadio Monumental di Buenos Aires, Argentina-Olanda finisce 3 a 1. Quella notte la coppa del mondo di calcio passa nelle mani insanguinate di Videla e della sua giunta militare. Quella notte anche gli aguzzini dell’Esma abbracciano le loro vittime. Quella notte l’intero Paese è in festa: dai cieli dell’Argentina non cadono più corpi lanciati dagli aerei verso l’oceano. Ma solo per quella notte. Dalla presa del potere nel ‘ 76 alle torture e i rapimenti, dai desaparecidos alle proteste delle madri di Plaza de Mayo fino all’ombra della P2, con questo libro ( che ora diventerà anche un film, grazie al crowdfunding) Daniele Biacchessi rimette insieme i tasselli dell’Olocausto argentino.” Gianluca Modolo, la Repubblica
“Una generazione scomparsa. Appunto. Il titolo annuncia una verità ineludibile. Una verità che il libro racconta in tutto e per tutto. Storia e contro-storia. Compresa quella evocata dalla presenza di Licio Gelli in tribuna d’onore durante la finale mondiale tra Argentina e Olanda. Intesseva rapporti molto stretti con molti degli appartenenti alla coorte del dittatore argentino. La (con)prova che gli emissari del Potere sono fatti della stessa pasta, si somigliano tutti. E non hanno bandiera.” Mario Bonanno, Sololibri.net
“L’importante libro storico di Daniele Biacchessi denuncia con una fitta e sempre ben documentata trattazione che in Argentina fino al 1983 si susseguono anni contrassegnati da numerosi governi militari e pochissimi esecutivi eletti con voto popolare e democratico.” Laura Tussi, Peacelink
“Daniele Biacchessi racconta un’Italia che sembra ormai vivere in una perenne ri(e)mozione forzata. Con la voce e la potenza di uno scrittore che è l’unico erede della narrativa civile di Pier Paolo Pasolini.” Gian Paolo Serino, La Repubblica.
“Non gli servono effetti speciali. Bastano la sua voce e la musica di un paio di amici. Perché è la storia d’Italia, quella più fosca, più scomoda, più vergognosa, ad accapponare la pelle del pubblico.” Bruno Ventavola, La Stampa.
“Le pièce teatrali d’impegno civile di Biacchessi vorrebbero essere un contributo a scostare le ante del Paese da quel muro che ne impedisce l’apertura «perché – riflette l’autore – una società che non può fare i conti col passato, non comprende il proprio presente e non può progettare il futuro.” Lionello Mancini, Il Sole 24ore.
“Il suo stile comunicativo usa moduli differenti, spaziando tra musica e teatro. Quanto ai contenuti, resta coerente con l’idea che linguaggi diversi possano rendere più efficace la ricostruzione e la denuncia delle tante malefatte italiane. In nome di una verità che dovrebbe coincidere con la giustizia.” Diego Carmignani, Terra.
“La parola di Daniele Biacchessi è netta. Intagliata in una voce pastosa e un filo affannata, perfetta per la radio, ma non priva di efficacia in scena.” L’Eco di Bergamo.
“La sua vitalità artistica è un continuo fluire tra teatro e musica. Due mondi paralleli e di medesima estensione della sua poliedrica identità che da sempre corre su tre binari: ricerca della verità, memoria e identità, ovvero le persone al centro dei racconti” Maddalena Tuffarulo, Tabloid.
“Daniele, allora, porta in giro per l’Italia il suo racconto con un tenace piglio da fresco cantastorie della memoria che attira e tira verso promettentissime prospettive di rigenerazione. Scrive all’inizio del libro “Orazione civile per la Resistenza: “Dedico questo libro agli studenti che nei teatri e negli auditorium sono venuti in camerino a cercare da me spiegazioni, percorsi bibliografici e informatici… A quanti in silenzio hanno ascoltato le mie narrazioni”. Gli studenti, i ragazzi.” Andrea Liparoto, Anpi.it
“Storia, e orazione, intessute prima di tutto dai luoghi delle stragi (da Boves in Piemonte all’Hotel Meina sul Lago Maggiore, da Marzabotto a Sant’Anna di Stazzema fino alle Fosse Ardeatine), poi di date e di cifre di morte. Numeri disegnati col sangue di partigiani e semplici civili, donne, vecchi e bambini, condannati a morte da un esercito invasore che in un triennio esercitò un’inaudita violenza cancellando dalla faccia della terra l’essenza stessa del senso dell’esistenza umana.” Davide Turrini, Il Fatto Quotidiano
“Biacchessi è curioso, un cercatore di verità. Da buon cronista, si era sempre chiesto chi fosse il fascista con le mani dietro la nuca , trascinato per le strade di Milano da alcuni partigiani armati, ritratto nella fotografia sulla copertina del saggio “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa. Nella didascalia del libro di Pansa, in seconda di copertina, si parla genericamente di “fascista ucciso il 28 aprile 1945”. Biacchessi non si è accontentato. Così è andato negli archivi e si è messo alla ricerca di questa immagine. Scartabella che scartabella, eureka!, l’ha trovata. Ed ha scoperto che si trattava di Carlo Barzaghi, l’autista di Franco Colombo, il comandante della legione autonoma mobile Ettore Muti di Milano. Barzaghi non è quindi un fascista qualsiasi, un innocente ucciso nei giorni dell’aprile 1945. È un esponente di spicco della Repubblica di Salò e si è macchiato di vari reati.” Mario Avagliano, storico
“Biacchessi dedica l’Orazione Civile per la Resistenza ai giovani che ha incontrato al termine dei suoi spettacoli di teatro civile. A tutti i giovani che gli hanno fatto perdere treni per soddisfare domande, dubbi e che hanno implicitamente o anche involontariamente, suggerito idee, richiesto spiegazioni, percorsi bibliografici e informatici e che hanno ascoltato in silenzio le narrazioni.” Laura Tussi, Peacelink
INTERVISTE
“Alla luce della sua inchiesta, cosa viene fuori del periodo buio dell’occupazione nazifascista che ancora non sapevamo? In primis c’è il riassunto integrale dell’investigazione britannica che forma il corposo documento Report on German Reprisals for Partisan Activity in Italy, rimasto in gran parte inedito. Il rapporto distingue l’uccisione di partigiani in battaglia o la loro morte dopo la cattura, l’esecuzione di uomini innocenti e la distruzione di villaggi come rappresaglia per l’attività partigiana, l’uccisione di vecchi, donne e bambini. E poi erano già scritti i nomi dei repubblichini fascisti italiani che avevano accompagnato i carnefici nazisti nei luoghi degli stermini. Un lungo elenco di assassini che avevano colpito a Forno, Borgo Ticino, Vinca, Bardine di San Terenzo, Valla, che avevano compilato gli elenchi dei 335 martiri delle Fosse Ardeatine, come il Prefetto di Roma Pietro Caruso e il capo del Reparto speciale di polizia Pietro Koch”. Giuseppe Di Matteo, Resto del Carlino, La Nazione, il Giorno.
“Daniele Biacchessi, un suo spettacolo si intitolava La storia e la memoria. Come si intrecciano questi due aspetti intorno ai fascicoli riscoperti? Sì, quello fu il mio primo spettacolo di teatro civile che realizzai a Cuba, in tour, nel 2004. Il primo quadro raccontava una fotografia scattata a Sant’Anna di Stazzema, il 12 luglio 1944. Era una festa della fine dell’anno scolastico e i bambini facevano un bellissimo girotondo, solo un mese prima che i loro sogni venissero infranti. Era da molto tempo che mi occupavo della verità e della mancata giustizia sulle stragi nazifasciste, esattamente da quando Giustolisi fece conoscere per primo il contenuto di 695 fascicoli occultati dalla politica e dalla magistratura militare per troppi anni. Quella documentazione nascosta dal 14 gennaio 1960 rappresenta la grande ferita italiana.” Sonia Marzetti Left.
“Dove nasce la tua inchiesta sui fascicoli dell’armadio della vergogna? Da molto tempo che mi occupo della ricerca della verità e della mancata giustizia sulle stragi nazifasciste, esattamente da quando Franco Giustolisi del settimanale l’Espresso fece conoscere, per primo, il contenuto di 695 fascicoli occultati dalla politica e dalla magistratura militare per troppi anni. Quella documentazione rappresenta la grande ferita italiana. Franco Giustolisi era un grande giornalista che aveva lavorato su terrorismo, criminalità, P2 e molto altro ancora. Poteva girarsi dall’altra parte, far finta di niente, fare quello che altri avevano compiuto nel corso del tempo. Invece si è messo a scrivere. E ha raccontato una storia che parte dal 14 gennaio 1960. Il procuratore generale militare Enrico Santacroce, che dipende dalle volontà politiche del governo guidato da Antonio Segni (Giulio Andreotti alla Difesa, Giuseppe Pella agli Esteri, Guido Gonella a Grazia e Giustizia), emette un decreto di archiviazione provvisoria dei documenti sulle stragi nazifasciste avvenute tra il 1943 e il 1945, in Italia, ex Jugoslavia, Grecia, contro civili, militari che non aderiscono alla RSI, partigiani. La storia che ho ricostruito nel mio libro arriva al maggio 1994, quando Il procuratore militare della Repubblica di Roma Antonino Intelisano è impegnato nel processo per le Fosse Ardeatine contro l’ex capitano delle SS Erich Priebke. Sta cercando in archivio una richiesta di autorizzazione a procedere che potrebbe essere contenuta negli atti del precedente processo contro Herbert Kappler. All’inizio la missione pare impossibile. Poi il procuratore generale militare Renato Maggiore interpella il dirigente della Cancelleria Alessandro Bianchi, che rammenta l’esistenza di un carteggio del genere in un locale adibito ad archivio, al piano terra del Palazzo Cesi-Gaddi, in via degli Acquasparta, a Roma. Renato Maggiore e Alessandro Bianchi si rivolgono quindi a Floro Rosselli, magistrato in pensione che per anni si è occupato di archivi. Così Intelisano scopre un armadio in legno marrone, sigillato, con le ante rivolte verso il muro, chiuso a chiave, protetto da un cancello in ferro e da un lucchetto. ” Antonio Salvati, Mentinfuga.
“Da dove nasce l’idea di un secondo libro sulla condizione dei neri d’America? Quando Trump vinse le elezioni nel 2016, cominciai a pensare a come riuscire a contrastare questo avvento disgraziato e malefico. Non tanto per gli Stati Uniti ma per il mondo intero, con lui si è sdoganata quella che in Italia è stata emarginata dalla Resistenza e dalla Costituzione: la parola fascismo. In questo fascismo c’è di tutto. A me piace parlare di Trump con un nazionalsocialista, un nazista sostanzialmente, razzista, che ha ammaliato il popolo esattamente come fecero altri dittatori in Europa. Con quale differenza? Rispetto ai tempi in cui il fascismo e le dittature imperavano su territorio europeo con violenza, repressione e Stato di polizia permanente, oggi tutto questo si può fare con metodi democratici. Basta avere un pubblico, successo, e critica, come si dice in gergo teatrale.Pensiamo al motto di Trump: America First. Ricordavo di averlo letto da qualche parte, sono tornato indietro e l’ho ritrovato nel giuramento del generale Simmons, anno 1865, per tutti gli aderenti al Ku Klux Klan. Ci sono state proteste dai primissimi provvedimenti successivi al giuramento. Ogni differenza culturale o minoranza sembrava dover essere repressa. Ecco che il mio libro si muove attraverso quattrocento anni di storia e svela alcuni tabù della storia americana. Basta con queste chiacchiere della storia d’America che inizia nel 1620, stabiliamo che sia la fine dell’agosto 1619 quando sbarcano gli schiavi. Il cammino della liberazione nasce dalla lotta dal dissidio, il faro di questo mio libro è il vecchio LeRoi Jones quando dice: senza il dissidio, la lotta, non ci può essere un’estetica del blues. Non soltanto musica, ma un modo di essere afroamericani. In questo libro si parla di liberazione culturale e umana, racconto diversi personaggi importanti, alcuni dei quali furono leggende e oggi sono dimenticati.” Daniela Giancipoli, La voce di New York.
“Cosa ti ha affascinato così tanto da voler scrivere un libro su Woody Guthrie? Seguo il corso e le evoluzioni della ballata da oltre 40 anni. Guthrie l’ha reinventata miscelando la tradizione bianca hillybilly (Carter Family in primis), e il talking blues (Leadbelly, Sonny Terry, Brownie McGhee). Guthrie è stato anche uno dei precursori della ballata politica e di impegno sociale. Nonostante ciò l’America ha dimenticato a lungo la sua arte e la sua poesia per poi celebrato solo in tempi più recenti con l’avvento di Donald Trump e del ritorno dei suprematisti dall’altra destra fascista e xenofoba”. Marcello Matranga, Mescalina.
“Verità e giustizia non marciano mai insieme, nemmeno in modo parallelo. Questo vale per la Storia del nostro Paese e vale dunque anche per l’Argentina. Dal 1976 al 1983 in Argentina ci sono stati almeno 30mila desaparecidos (secondo alcune fonti perfino 50mila); gli oppositori sono stati torturati in oltre 350 centri di detenzione; ogni mercoledì e sabato per sette anni migliaia di persone sono state trasportate con gli aerei verso la morte (iniettavano loro il Penthotal e poi li scaricavano in mare da 2mila metri d’altezza); buona parte degli argentini portano nomi e cognomi italiani; i figli dei torturati venivano strappati ai genitori naturali e poi venduti ai militari. Poteva un uomo di cultura che ama l’arte stare in silenzio? Ecco perché dopo tanti anni ho voluto realizzare un libro e un film. Non solo per non dimenticare, ma anche per dimostrare che queste storie non rappresentano il passato, bensì il presente. Torture, orrori e olocausti si consumano oggi in Siria, in Libia, in Iraq, in Messico. Non possiamo chiudere gli occhi.” Cesare Rinaldi, Limina Teatri
” Molti anni fa dalle mie parti, la zona di Monte Sole, vicino a Marzabotto, ogni sera il nonno si metteva vicino al camino, caricava la pipa, beveva un goccio di grappa. Poi si girava e diceva a noi bambini: “allora…”. E iniziava un racconto: il vento che si infilava nella porta, lo scalpiccio dei soldati nazisti lungo i sentieri di Monte Sole, gli spari, le urla, il silenzio. Ogni sera lo stesso racconto, ma c’era sempre un particolare che lo rendeva diverso. Questo è il teatro civile, raccontare storie per non dimenticare. ” Silvana Mazzocchi, Repubblica.
“Dimenticare mai. Per questo ho deciso di trasferire in teatro ciò che ho conosciuto, letto e ho anche trovato in termini di testimonianza. Perché penso che alla fine dei conti, soprattutto per le nuove generazioni, ma non solo, il teatro come l’arte in generale, può dare la possibilità di far nascere una nuova coscienza civile, un nuovo impegno civile nel nostro Paese.” Paolo Salvatore Orrù, Tiscali.it.
“Quali sono i valori che la Resistenza dovrebbe trasmettere alle generazioni future? Il valore più importante della Resistenza resta ancor oggi la partecipazione. Battersi perché questa libertà conquistata con il sacrificio e con la morte permanesse nel tempo, per le generazioni a venire, a futura memoria. Del resto i partigiani volevano la libertà per poterla vivere fino in fondo, per consolidarla, per consegnarla come garanzia ai giovani”. Marco Vallarino, Il Secolo XIX
“Sento una partecipazione fortissima intorno a me, le mani che mi stringono, che mi accarezzano in segno di ringraziamento. Se leggo i miei spettacoli nella sala d’attesa della stazione di Bologna, con i familiari delle vittime, o tra i superstiti della strage nazista di Sant’Anna di Stazzema, la commozione è naturale. La cornice aiuta. Ma lo stesso accade nelle piazze di provincia, nei paesini e nelle scuole. Quando racconto agli studenti le stragi impunite del nostro Paese percepisco una commozione fortissima. Mista a uno stupore indignato. Perché di tutto questo nei testi ministeriali non c’è traccia” Bruno Ventavola, La Stampa.
“Siamo testimoni. Che vanno a cercare per gli altri, e raccolgono, e trasferiscono la Memoria. Noi abbiamo il dovere della Memoria. Ed è faticoso. Occorre informarsi, sapere di cosa si parla. Devi farti tu stesso memoria. Lo devi fare soprattutto per le nuove generazioni.” Massimo Del Papa, Mucchio.
“In teatro il dolore privato diventa dolore pubblico. Questa si può definire un’operazione politica.” Laura Landolfi, Il Riformista.
“Non è normale il paese che consegna ai narratori il peso della sua memoria nazionale, che dovrebbe essere di tutti, perciò collettiva.” Mattia Eccheli, L’Adige.
“Realizzare una messa laica, raccontando storie che avranno gambe per poter camminare fino a che qualcuno continuerà a tramandarle. E contemporaneamente smuovere le coscienze.” Carla Cotterli, Il Salvagente.
” Nel 2002, se su Google mettevi la parola ‘reading’ ti veniva fuori il Festival di Reading oltre al mio nome e a quelli dei poeti come Roversi, Raboni, Balestrini. Oggi qualsiasi scrittore con un minimo di popolarità televisiva realizza reading, molti di loro non sanno neppure leggere, quando caricano la voce sembrano degli Ungaretti sgraziati, non hanno mai fatto un lavoro teatrale su loro stessi e chiedono comunque cifre da capogiro. Tanto c’è un pubblico di bocca buona che va ad ascoltarli ai festival pilotati dalle case editrici, dalle società di pubbliche relazioni, da tutti quelli che bruciano denaro pubblico.” Max Stefani, Outsider
“Sì penso che il teatro civile o il teatro di narrazione sia uno dei modi per raccontare storie del paese dimenticate facendole arrivare ad un grande pubblico. Ho parlato ad oltre 40 mila persone in migliaia di spettacoli. Sarebbe impensabile poter raggiungere la stessa audience con dibattiti e presentazioni. Anche se si dovesse andare in tv non sarebbe la stessa cosa. magari parli a milioni di persone ma quanto resta di quello che dici nel loro cervello, nella loro anima? Oggi bisogna scuotere il pubblico, c’é bisogno di indignarsi quando si apprende che i generali che hanno compiuto i depistaggi sulla strage di Ustica vengono assolti, quando la Cassazione assolve tutti gli imputati per la strage di Piazza Fontana, quando non c’é ancora un processo per la strage di Brescia. Ci si deve indignare quando i processi per le stragi di Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto si chiudono dopo molti, troppi anni dagli eventi e si scopre che quelle verità erano state nascoste in un armadio chiuso a chiave, protetto da un cancello e da un lucchetto, nella sede della Procura Generale di Roma. Il teatro può sostituirsi alla mancanza di verità e di giustizia. Almeno per consegnare alle nuove generazioni un pezzo della memoria del nostro paese. “Per non dimenticare, grazie” é anche l’ultima frase che dico nei miei spettacoli. Grazie Daniele Biacchessi, ilpopolodelblues non dimentica.”
Alessandro Mannozzi, Il Popolo del blues